Perché andare…
Una volta qualcuno disse che “il sole non è mai così bello come il giorno in cui ci si mette in cammino” …chissà se questa frase è stata pensata ammirando l’alba da Poggio Scali, oppure da monte Penna, poco sopra passo Fangacci, due dei punti panoramici più belli del nostro Parco Nazionale. Luoghi incantati, colmi di magia, ma al tempo stesso facilmente accessibili, a due passi dal nostro fondo valle, così trafficato e pieno di frenesie quotidiane…
Molti non lo sanno, o se lo sono dimenticato, ma a pochi minuti di auto dai nostri borghi esiste infatti un mondo fatto di silenzi e di tranquillità, di alberi maestosi e tappeti di foglie, un regno per lo più abitato da cervi, volpi, perfino lupi in uno splendido equilibrio naturale. Un mondo a portata di mano per chiunque voglia scoprirlo, basta solo un po’ di volontà e una manciata di ore a disposizione. Camminare nei nostri sentieri non è solo attività fisica…è, anzi, prima di tutto una fuga mentale, la possibilità di evadere, almeno con la mente, dai piccoli e grandi problemi quotidiani. Una cura semplice e gratuita per il corpo e l’anima a nostra disposizione, dunque perché non approfittarne? Il nostro Parco offre una grande quantità di scelta di sentieri, adatti al camminatore esperto ed instancabile, ma anche a chi timidamente si approccia per la prima volta a percorrerli.
In 4 puntate, senza pretese particolari se non quella di incuriosirvi, vorrei provare a raccontarvi come raggiungere altrettante vette del nostro Parco, 4 terrazze panoramiche meravigliose e facilmente accessibili in cui soffermarsi ad ammirare la bellezza della natura che ci circonda. Non sono le uniche, questa non vuole essere una guida esaustiva, anzi, non vuole essere un guida proprio. Si tratta solo di una chiacchierata tra amici, magari fatta durante una camminata, perché no?
Prima di partire…
Nonostante i nostri monti non siano paragonabili per altezza alle Dolomiti, tanto per fare un esempio conosciuto, è sempre giusto usare prudenza ed attenzione. Anche nel nostro Parco è possibile trovarsi in situazioni difficili o, peggio ancora, farsi male. I numerosi interventi di ricerca e recupero lo testimoniano appieno. Senza farsi scoraggiare è giusto però usare un minimo di accortezza e di preparazione. Innanzitutto l’equipaggiamento: scarponi da Trekking sarebbero consigliati e, per aiutarsi a salire e a scendere i sentieri con maggiore stabilità, anche i bastoncini sono molto utili.
Buona norma è poi quella di informarsi sempre sulle condizioni meteo: non sempre nei crinali il tempo e le temperature sono prevedibili da valle.
Infine, non può mancare in quest’epoca moderna, una buona app sul nostro cellulare. Ce ne sono tante più o meno avanzate, da usare sia per pianificare il percorso che per avere una traccia GPS in tempo reale, una specie di navigatore satellitare che indichi sempre la strada corretta. Per questo motivo sceglietene una che abbia la navigazione offline perché nel Parco spesso il segnale non c’è. Personalmente uso Komoot, app gratuita, ma ce ne sono tante e la scelta è ampia. Una mappa cartaceo dei sentieri poi non è una cattiva idea…non si scarica mai, non ha bisogno del segnale, ed è anche un bel modo di cercare percorsi e destinazioni.
Ma adesso basta, 4 vette ci attendono, iniziamo il cammino con…
Il Monte Penna
Fuori è ancora notte quando suona la sveglia, tutte le luci sono spente, eccetto quelle gialle dei lampioni lungo la strada. Esco di casa la mattina presto in modo da parcheggiare l’auto davanti all’Eremo di Camaldoli quando ancora è buio. Non c’è nessuno in giro, è un’ora perfetta per me, un’ora fantastica per iniziare il cammino lasciandosi accompagnare dal sorgere del sole… naturalmente voi potrete partire nell’orario che preferite, ma io adoro avere il bosco tutto per me, sentire, forse illudersi, di essere soli in quel mondo fantastico.
Messi gli scarponi e imbracciati i bastoncini parto prendendo la stradina pavimentata sulla sinistra delle mura dell’Eremo per inoltrarmi nel bosco tra gli abeti giganteschi che circondano quell’oasi di pace ed iniziare la salita nel sentiero 70 che mi porta in circa venti minuti ad incrociare il sentiero maestro di crinale, numerato 00. “La Giogana”, come viene denominato, è una sorta di autostrada, un sentiero che percorre tutti i nostri crinali del Parco. Il nome pare sia citato anche nella Divina Commedia e forse deriva dai gioghi usati anticamente con i buoi utilizzati per il trasporto del legname. Questo sentiero è infatti noto anche come l’antica via dei legni che da quassù venivano trasportati a valle per poi essere trasportati via Arno utilizzando la zona di Ponte a Poppi che, non a caso, ancora oggi si chiama “Il Porto”. Si dice che addirittura questi abeti giungessero fino in Inghilterra dove venivano usati per costruire navi. Seguendolo potremmo arrivare a La Verna, oppure al Monte Falterona a secondo della direzione presa, sempre in bilico tra il confine tra Toscana ed Emilia-Romagna. Io volto verso destra per giungere poco più avanti in una radura chiamata Prato alla Penna. Superata la sbarra ed oltrepassata la strada trovo un cartello informativo sui sentieri e poco oltre una piccola maestà in legno con una Madonnina. Proseguo ancora sullo 00 ed inizio la nuova salita per arrivare a Poggio Tre Confini da cui, sempre per lo stesso sentiero, scendo fino a giungere al rifugio Fangacci, ultimamente riaperto con una nuova gestione. Tutto il tratto è percorso attraverso una meravigliosa faggeta dove si stende un tappeto di foglie bellissimo. Arrivato al rifugio percorro verso destra la strada sterrata Eremo-Badia Prataglia giusto per un paio di curve, fino ad arrivare all’Aia di Guerrino, uno slargo dotato di tavolini in legno, da cui parte il sentiero n° 225 che imbocco in una sorta di imbuto tra due piccoli argini di terra. Circa venti minuti di camminata semplice e tranquilla su questo tratto di foresta, sul quale incombono dall’alto rocce e lastroni di pietra, prima di affrontare l’ultima breve salita sulla destra per giungere finalmente sulla cima del Monte Penna, una splendida terrazza sulla Romagna e sulla valle della Diga di Ridracoli, perfettamente visibile sotto di noi. Si dice che in condizioni ottimali si possa riuscire a vedere anche il mare della Riviera. A me non è ancora capitato, ma resta in ogni caso uno spettacolo appagante, per occhi ed anima. Prestate attenzione a non esagerare nello sporgersi, cadere di sotto non sarebbe salutare, e godetevi in ogni stagione un panorama mozzafiato che vira dal bianco invernale al verde primaverile, passando magari per i mille colori caldi dell’autunno.
Rientro quindi per il percorso fatto all’Eremo di Camaldoli dove sarà possibile per chi lo desidera entrare nel bar prospicente il convento per un caffè prima di rientrare, stanchi ma felici, verso casa.
Tutti i sentieri indicati sono ben visibili e ben segnalati, anche con cartelli che riportano i tempi di percorrenza necessari per raggiungere la tappa successiva. Per i più pigri il tratto in salita di Poggio tre confini, tra Prato alla Penna e il rifugio Fangacci, e viceversa, può essere percorso anche utilizzando la strada Eremo – Badia, in piano e con tranquillità, soprattutto nel periodo invernale quando la strada resta chiusa e coperta per settimane dalla neve, perfetta anche per una ciaspolata facile e adatta a chiunque.