Lo sapevi che… il vino casentinese nel Cinquecento era rinomato come quello del Chianti?
Ce lo dice Niccolò Machiavelli, come vedremo, e potrà forse un po’ stupirci, visto che solo in tempi relativamente recenti il Casentino ha legato il proprio nome ai grandi vini, almeno per la loro promozione e consumo se non per la loro produzione, con l’ormai affermata manifestazione “Il gusto dei Guidi – festival del vino”, e solo in tempi ancor più recenti alcuni produttori locali hanno cominciato a dare vini che non sfigurano nelle cantine di Poppi accanto ai grandi nomi toscani. Andando però più indietro nel tempo, per quanto ogni podere producesse il vino almeno per consumo, sembrava proprio che di nettari pregiati il crudo sasso del Casentino non ne sapesse produrre… ma dipende in realtà da quanto indietro nel tempo si vuole andare, perché, avvicinandosi al Medioevo evocato anche dal nome stesso del festival citato, la nostra valle si mostra inaspettatamente terra di grandi rossi… ed eccoci a Machiavelli e al brano del poema “L’asino” (cap. 4, vv. 34-36) in cui il vermiglio del Casentino è affiancato a quello del Chianti:
«Ancor questa guastada porta piena
Di vin, che ti parrà, se tu l’assaggi,
Di quel che Val di Grieve e Poppi mena».
Poco prima, entro la fine convenzionale del millennio medievale, anche Lorenzo il Magnifico ci testimonia la qualità del vino casentinese, inviandolo come dono prezioso fin verso la corte pontificia, come emerge da questa lettera del 1491 all’ambasciatore a Roma Piero Alamanni:
«Tre dì or sono vi mandai due some di vino, di quelle due sorte di Casentino, et doveranno esser costì presto, perché questi tempi sono a proposito, et freschi: desidero che si conduchino in modo, che rieschino come sono qui alla botte, che parecchi anni fa non ci furono i migliori…».
Anche nel Seicento poi, riavvicinandosi a noi, non manca un indizio addirittura di sperimentazioni enologiche nei monti casentinesi, se l’erudito settecentesco Angelo Maria Bandini nel suo famoso “Odeporico del Casentino”, percorrendo la via della Consuma, annota quanto segue:
«Vedei la bella villa detta di Loretino, dove la prima volta furono nel secolo passato introdotti i vitigni dell’Aleatico, fatti venire dalla Grecia».