La vicenda della ferrovia del Casentino ci sembra ben rappresenti lo stato confusionale della politica casentinese e, purtroppo, la marginalità del nostro territorio.
Vorremmo provare a riassumere i fatti, ma confessiamo di sentirci impotenti. Non siamo certi di aver capito bene che cosa stia succedendo.
Proviamo a riassumere quello che ci sembra di aver capito:
1. Si istituisce un treno diretto Stia -Firenze. Ottima cosa, vorremmo dire. Solo che poi guardiamo gli orari e scopriamo che si tratta di un viaggio di due ore e mezzo (dalle 6,57 alle 9,27). E’ lo stesso tempo che ci mette il pullman e maggiore di quello attuale per ferrovia con cambio ad Arezzo. Non ci sembra un granché come servizio! A ciò si aggiunge che, per il momento, ci sarà solo il treno di andata, perché per il ritorno non si sono trovati gli orari giusti, che non sconvolgessero gli orari previsti per gli studenti (che, come noto, costituiscono la maggior parte dell’utenza).
Insomma, un grande annuncio, che vorremmo giudicare positivamente, ma con scarsi risultati concreti
2. Il Presidente della provincia in una intervista annuncia che la LFI non è più strategica per l’ente, quindi la provincia uscirà dalla società (di cui detiene quote maggioritarie).
3. Il presidente della LFI comunica che la scelta della provincia significherebbe la fine della società e, quindi, del treno stesso del Casentino (altro che potenziamento).
Come al solito, sono seguite poi precisazioni, aggiustamenti ecc. ecc.
4. Tutto questo avviene all’interno del PD che esprime sia il Presidente della Provincia, sia il Presidente della LFI, sia l’assessore regionale ai trasporti (che, guarda caso, è anche casentinese).
Che dire? La vicenda della ferroviaria è’ parte della lotta tra le correnti del PD sulla pelle del Casentino e dei casentinesi?
In questa vicenda sorprende (ma ormai non ci sorprendiamo più) il silenzio dei sindaci.
Come è possibile assistere inetti alle dichiarazioni del Presidente della Provincia per il quale il Casentino non è strategico? Tanto più, ricordiamolo, che il Presidente della Provincia non è eletto dai cittadini, ma dai sindaci. Ha concordato anche con loro la posizione sulla LFI? O solo con quelli del Valdarno (che tra l’altro vorrebbero andare con Firenze)?
Perché non chiedono le dimissioni dello stesso Presidente o, almeno perché non lo costringono ad una nuova posizione?
Il dramma è che i nostri beneamati sindaci sono tutti presi dalle loro piccole beghe locali e non riescono a vedere oltre i loro confini da strapaese. Sulla loro inadeguatezza si gioca il futuro del Casentino.
La smettano lor signori di occuparsi delle identità locali, dei supermercati a gogò e delle sagre e si occupino del futuro di questa vallata, Se ne sono capaci.
Movimento Arturo, Circolo Bibbiena e Poppi