Piero Lanini, musicista e narratore, ci racconta il suo Jacopo Bordoni, poeta e muratore

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Piero Lanini

“La mia vita è cominciata
a dicembre, con la neve
senza sole senza fiori a scaldare le mie mani,
in famiglia son contenti
anche se son nato maschio,
certo è stato un bell’evento,
festa grande si farà…
cosa dici ti lamenti, cosa c’è che non ti va,
tu sei un dono dell’amore.”

“Queste sono le prime parole del testo di una canzone del 1975, l’inizio della vita da autore e già si percepisce il mio essere polemico, dissacratore delle situazioni, ma soprattutto amante delle cose della vita e dell’amore.”  Piero.


A volte basta veramente poco per presentarsi e  credo che in questo caso, dalle sue stesse parole,  si percepisca immediatamente chi è Piero Lanini e quante e quali cose abbia da raccontarci. Probabilmente in molti lo conoscono, a Poppi e in Casentino: cantautore, autodidatta, grande appassionato di chitarre, compone, scrive testi e (testuali sue parole) una passione viscerale per la grafica e per il linguaggio, una minima capacità come suonatore di chitarra ed una voglia che ha attraversato tutte le età dell’esistenza per  lo scrivere, tracciare segni (comporre), cantare.

Lo incontro a casa sua, immersi nel verde, con cani, gatti, galline e oche, animali da compagnia, che ascoltano la musica tranquillamente insieme a noi.  Dopo un primo leggero imbarazzo, reciproco, ci sediamo e cominciamo a chiacchierare, anche se io dovrei solo ascoltare, ma mi viene facile raccontare anche di me, forse per “rompere il ghiaccio”, ghiaccio che in effetti non c’è mai stato. Le parole, in maniera naturale, prendono subito il sopravvento e le ore passano velocemente, riempite di ricordi, del passato, di musica, di poesia e di progetti.

Nel 1975 la prima canzone, come inizio del percorso personale. Successivamente con la costituzione del duo chitarristico “Giovani Cantautori Casentinesi,” con il compagno Fabio Cavigli esegue una piccola serie di concerti, pubblica “Aria Vana” (1977) e ”MCMLXXIX” (1979); ancora nel 1977 assieme al gruppo “Rovo Ensemble”  “L’Essere Umano è Molto”; a seguire i progetti cantautorali  “Jacopo Bordoni Muratore Poeta Ribelle”(2003) e “Sopito Da Oltre Mezzo Secolo” (2004); nel 2013 “Come Il Dono Che Si Ricicla” e “Canzoni Tristi Senza Lacrime”. Con i “Fontebranda”, trio chitarristico composto da Edoardo Maugliani, chitarra classica, Mauro Baldini, chitarra elettrica e Piero Lanini, chitarra acustica e voce, “La Nostra Vita” (2009), “Il Suono e Lo Specchio” (2010).

Sempre nel 2010, a 150 anni dalla nascita di Bordoni, nasce il progetto “Società del Chiassobujo” gruppo musicale che vede, oltre a Piero, alternarsi vari musicisti: Massimo Giuntini, Fabio Roveri, Sole Feltrinelli, Vieri Bugli, Leonardo Bondi, Roberto Magnanensi, per dare nuova vita, sotto forma di canzoni, alle poesie di Jacopo Bordoni, con le pubblicazioni “Jacopo Bordoni Muratore Poeta Ribelle” e “Bordoni… A Colpi Di Martello”, unitamente ad un libro con la raccolta di alcune poesie di Bordoni a cura di Elena Tramonti e Piero, in ricordo di Roberto Salvi, e che vede come lettori, in varie presentazioni live, Rolando Milleri e oggi Roberto Zuccari. Non si canta di Jacopo, ma è proprio lui che canta, perché i testi delle canzoni sono tratti ed adattati dalle sue poesie, piacevolmente musicate.

Ed eccoci a parlare di Jacopo Bordoni, muratore poeta o (mi chiedo io) poeta muratore? La piazza a lui intitolata a Poppi, porta una targa con scritto POETA-MURATORE 1860-1936; forse, rispettando la sua volontà,  la prima definizione è la più consona: pubblica infatti le sue poesie aggiungendo, alla sua firma, la qualifica professionale  “muratore”.


Io son fatto così: Vorrei che il mondo
Fosse uguale per tutti, e non avente
All’infimo, laggiù, del basso fondo
La scarna moltitudine di gente.

Non si può, mi si dice: ed io rispondo:
Bestemmiate così l’Onnipotente?
Egli che potea far tutto giocondo,
Lo fece più della metà dolente.

Egli, che dopo l’Eva peccatrice
Mise il parto di pubblica ragione,
E fabbricò il monarca e l’infelice,

Avrà fatto una bella creazione;
Ma c’è la plebe che si lagna, e dice
Che non dovea crear servo e padrone.


Jacopo Bordoni nasce a Soci (Bibbiena) nel 1860, ma la famiglia, Jacopo bambino, si trasferisce a Poppi e lì trascorre la sua vita, tanto è che lui si definisce poppese; il padre, muratore, lo avvia al suo stesso mestiere per necessità, mestiere che non abbandonerà mai. La sua passione alla lettura, lo porta ad acculturarsi autonomamente, avendo a disposizione la biblioteca Rilliana, situata nel castello di Poppi e che frequenta e utilizza nel tempo rubato al lavoro. A questo si aggiunge la sua naturale predisposizione a verseggiare, con ironia a volte, protestando e denunciando l’ingiustizia, la società iniqua, l’indifferenza, la povertà, la guerra, l’odio o declamando la tenerezza e l’amore nei loro svariati risvolti, raccontando pezzi di vita dell’epoca, che possiamo ancor oggi ritrovare nel quotidiano. Pur muovendosi poco dal Casentino, entra in contatto con letterati e politici del tempo, come Gabriele D’Annunzio, Olindo Guerrini, Paolo Orano, Ada Negri e tanti altri ancora, dai quali è apprezzato; scrive su riviste dell’epoca in maniera continuativa, pubblica tra il 1892 e il 1936, anno della sua morte,  raccolte delle sue poesie quali “Sventura”, “A colpi di martello”, “Il canzoniere”, “Lucciole”. Le sue opere, la sua vita, sono conservate nella stessa biblioteca Rilliana, che fu fonte del suo sapere. I suoi libri si trovano in tante case poppesi, da tanti conosciuto, ma dai più ignorato e riportato a nuova vita da chi ha saputo e voluto conoscere ed apprezzare i suoi scritti, tra i quali, oltre a Piero, Elena Tramonti, Leonardo Bondi, Roberto Zuccari. Tanto altro ci sarebbe da dire su Jacopo Bordoni, ma forse conviene dare una lettura alle sue poesie per capire, conoscere ed apprezzare questo illustre personaggio casentinese, un po’ fuori dalle righe, e capire che da allora ad oggi ben poco è cambiato e potere vantarsi, in Casentino, di annoverare un poeta di così alto spessore.

Jacopo Bordoni

Comprendere il perché di questo abbinamento, Lanini-Bordoni è un altro argomento di riflessione.

Il primo incontro tra Piero e Jacopo avviene  oltre 20 anni or sono, quando dal suocero gli vengono consegnati dei libri del poeta muratore, amico del babbo del suocero. Libri consunti, letti e riletti e tenuti da Piero con grande rispetto. Dopo un’attenta lettura e dopo averli “divorati”, gli sembra che i testi siano perfetti per essere accompagnati dalle note, per i contenuti, le metriche e anche per il modo in cui sono scritti, con una costruzione gradevole, nonostante siano stati redatti a cavallo tra l’800 e il ‘900. A questo si aggiunge un lessico d’altri tempi e molte parole, ormai desuete, vengono tradotte grazie ad un dizionario coevo agli scritti. Prende così vita il progetto legato alla valorizzazione del muratore poeta, messo in campo dall’etichetta musicale indipendente RadiciMusic Records, e dal cantatutore,  e così  nel tempo e fino ad oggi vengono pubblicati, con il supporto del Comune di Poppi, un video, il libro con varie poesie, alcune mai prima pubblicate, e due CD: Jacopo Bordoni Muratore Poeta Ribelle (arrangiamenti e direzione artistica di Massimo Giuntini) e Bordoni…A Colpi Di Martello (arrangiamenti e direzione artistica di Fabio Roveri e Roberto Manganensi). Attraverso queste canzoni possiamo piacevolmente immergerci nel mondo dei suoi scritti e, si sa, è più facile ascoltare una canzone che non leggere una poesia.

Ed ecco da “Jacopo Bordoni, muratore poeta ribelle” “Fata”: attraverso un linguaggio semplice immagini avvolgenti, tenere, realtà e immaginazione si fondono, calma, serenità e rimpianto verso una donna amata, chiunque essa sia; una musica che ricorda la rinascita della natura e dell’amore (ahimè non corrisposto) in “Maggiolata”; un ritornello che segue lo scorrere dell’Arno che attraversa il Casentino e, come il fiume, gorgoglia ammirandone il panorama, gli usi e i costumi, antichi e moderni, moderni come lo potrebbero essere ai giorni nostri nella poesia “Il Casentino nell’antico e nel moderno”;  “Agiatezza” ci ricorda una sorta di dolce calma in un ambiente tranquillo, fecondo e accogliente; in  “Dopo aver letto alcuni libri di  M. Gorki”  traspare come l’influenza della letteratura possa svegliare la coscienza politica e sociale;  ironia nel “Fico di Buffon”: ci strappa un sorriso e raccomando, oltre alla canzone, l’ascolto recitato nell’interpretazione magistrale di Rolando Milleri; ecco “Differenza di idee”, un’immagine, la neve, genera situazioni così diverse e opposte tra loro, a seconda del ceto di appartenenza, una denuncia sulle disparità sociali; oppure come  “Povertà “,  argomento  ancora dei nostri giorni, dove le difficoltà si mescolano alla dignità delle persone.

Da “Bordoni… A Colpi Di Martello” momenti di tenerezza traspaiono in  “Baciami”, dove si percepisce la profondità del gesto del bacio come metafora di amore e intimità e come la semplicità di questo gesto possa esprimere profondi sentimenti; denuncia nella poesia “Infanticida”, tema ancora, purtroppo, attuale;  “Augusto ed un poeta”, dissacrante; “Se io fossi stato”: si percepisce chi è veramente Jacopo, un uomo che non si vende, un uomo schietto, che con parole taglienti esprime quello che ha nel cuore.  Solo pochi esempi per lasciare al lettore la curiosità di addentrarsi nella lettura delle poesie del Bordoni o meglio nel piacevole ascolto delle canzoni della Società dei Chiassobujo, trasformate ed arricchite dalle musiche di Piero, con ritmi e strumentazioni che le seguono e le avvolgono; una musica tradizionale dal sapore ed influenze nordiche il primo, con un taglio fortemente pop cantautorale il secondo. Vengono utilizzati strumenti come chitarre, flauto dolce, uilleam pipes, bouzouki, violino, mandolino, fisarmonica e altri ancora.

Questo ho compreso dal binomio di arte e passione di Jacopo e Piero. Non li conoscevo, e me ne dispiaccio; le piacevoli sensazioni suscitate dalla lettura di questi versi e dall’ascolto delle canzoni (che vi raccomando), mi hanno arricchita; chissà se ho stuzzicato la vostra curiosità fino al punto di spronarvi ad immergervi in questo mondo antico e moderno, tutto casentinese, di musica e poesia, che ci appartiene.

Una piccola riflessione, piccola ma a mio parere importante: ci siamo chiesti, Piero ed io, come è possibile che un poeta, dalle meravigliose liriche, casentinese, così  apprezzato ai suoi tempi, sia ad oggi ignorato e non valorizzato, se non da pochi estimatori. Dovrebbe essere un grande vanto, per il Casentino e per la nostra letteratura, annoverare, divulgare e fare conoscere  questi versi che sono lo specchio di un periodo che ci appartiene.

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