Il racconto di Paolo Legnaioli
L’anno scorso quando era più o meno autunno scrissi un articolo sui bambini dello Saharawi e della comunità parrocchiale di Pratovecchio che li accoglie ormai da qualche anno per dar loro la possibilità di conoscere altro, di respirare un’altra realtà per l’appunto, completamente diversa dalla loro.
Nell’articolo precedentemente pubblicato scrissi come venivano accolti questi bambini, dove venivano fatti pernottare e cosa venisse offerto loro nei giorni che passavano a Pratovecchio, ma non mi soffermai abbastanza sui sentimenti che queste creature scaturissero nei cuori di coloro che si adoperano affinché tutto ciò possa esser possibile.
Paolo Legnaioli invece me lo ha voluto sottolineare ciò che ha provato, ciò che questi bambini sono riusciti a trasmettergli in queste due manciate di giorni qui in Casentino e ha voluto raccontarmelo, ha voluto farmi vibrare “le antenne dell’anima”, per cui non mi soffermerò su ciò che hanno svolto i ragazzi e neanche su che cosa è venuto offerto loro, ma bensì cosa queste creature hanno dato ancora indietro… e ogni volta.
-È normale che mentre li vivi – racconta Paolo – tu provi tenerezza per come vivono, per le loro capanne di paglia coperte con tetti di lamiera, per l’acqua desalinizzata che bevono giornalmente e ciò nonostante non possono avere accesso al mare, infatti il mare glielo facciamo vedere noi ogni anno. Allora ti trovi a guardarli e li vedi sorridere di risa vere nonostante non abbiano nulla, li osservi mentre si godono questa nostra realtà, pur semplice che possa essere ma che per loro è di immensa ricchezza, e pensare che i “nostri” ragazzi se la fanno scorrere sotto gli occhi giornalmente senza mai vederla abbastanza, ma eppure è così e questo dovrebbe farci riflettere e soprattutto far notare ai “nostri” quanto davvero siano fortunati.
Fatto sta che questi ragazzi sono di nuovo partiti ed io non potrò scordare facilmente le loro lacrime quando ci hanno salutato, non potrò scordare quanto ci hanno abbracciato. L’anno prossimo ne torneranno altri come è giusto che sia, ma da dentro di me non potranno mai andarsene, mai e quest’anno che ho fatto di tutto per star loro insieme il più a lungo possibile, mi rendo conto di quanto da loro io abbia ricevuto, io e tutti gli altri volontari che come me li hanno accolti, ognuno con le proprie precise mansioni.
“Questi ragazzi” con la loro semplicità, con la loro obbedienza mi hanno insegnato a guardare bene e a godere di tutto, di ogni piccolo accenno di sorriso, di ogni piccola titubanza o reticenza, di ogni sguardo ampio come ampio è il mare.
Io sono nonno di due meravigliosi ragazzi, bambini che mi riempiono le giornate, che le migliorano, che mi fanno sentire importante, ma credetemi, anche accogliere ragazzi di un altro stato, di un’altra cultura è un qualcosa che arricchisce e migliora inesorabilmente, soprattutto quando si ha la consapevolezza di quanto poco questi si possano “cibare”. –
-Io e Paolo vogliamo ringraziare questa meravigliosa realtà che sa accogliere e che ogni anno dona un’altra possibilità di vita e di conoscenza a ragazzi che altrimenti non potrebbero farlo.
Grazie a tutti di cuore e in particolar modo a Paolo Legnaioli che ha avuto il coraggio di farmi immaginare quanto fossero salate le sue lacrime quando i ragazzi dello Saharawi sono tornati a casa!
Grazie