Sì AD UN ITALIA PIU’ MODERNA
La modernizzazione del Paese non può che passare dalla modifica della seconda parte della Costituzione. Con la fine del bicameralismo perfetto, la trasformazione del Senato e la riduzione del numero dei senatori, si ottengono importanti risultati: un iter legislativo più rapido e snello, un forte e diretto raccordo tra il nuovo Senato e le autonomie locali, una riduzione consistente dei costi della politica.
Le modifiche al Titolo V, d’altro canto, permetteranno di risolvere i tanti, troppi conflitti di competenza tra Stato e Regioni che oggi creano tensioni tra i diversi livelli di governo e sovraccarico per i Tribunali amministrativi, a garanzia di un più efficace funzionamento della Pubblica Amministrazione e di un migliore rapporto tra i poteri. Anche per i Comuni la tornata referendaria è un passaggio chiave verso un’epoca nuova. Una tappa che chiama in causa le responsabilità di ciascuno, perché in gioco c’è una scelta che influirà moltissimo sul futuro del nostro Paese. E’ un’occasione unica per rinsaldare le relazioni con i cittadini, che vedono negli amministratori i loro naturali e più vicini interlocutori. E’ un’opportunità, inoltre, per mettere al centro un processo di crescita e sviluppo economico che ha bisogno di meno sovrapposizioni di funzioni per tagliare gli eccessi di burocrazia. Per questo esprimiamo un SI forte e convinto al quesito referendario e invitiamo i cittadini a scendere in campo. E’ il loro momento: il cambiamento che auspicano tutti da anni è a portata di mano.
Firmatari:
Riccardo ACCIAI, Massimo BIANCHI, Lisa BUCCHI,Manuela DOLFI, Stefano FABBRI, Moreno INNOCENTI, Federico LORENZONI, Daniela MAZZETTI, Federica MONDANELLI, Fabio MONTAINI, Massimiliano MUGNAINI, Luciano PANCINI, Roberto PIANTINI, Elisa SASSOLI, Massimiliano SESTINI, Serena STEFANI, Carlo TONI, Filippo VAGNOLI
IO VOTO NO PERCHÉ CREDO CHE:
RAGIONI DI METODO:
• …un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale avrebbe dovuto, per rispetto degli elettori e della Costituzione stessa, astenersi da proposte di revisione costituzionale.
• …una riforma costituzionale non si possa approvare a colpi di maggioranze e con continue prove di forza. La Costituzione deve unire e non dividere. E questa è già una sconfitta.
RAGIONI DI SOSTANZA:
RIDUZIONE DEI COSTI?
• …il contenimento dei costi sia una pratica di buona amministrazione, che passa da una gestione attenta delle risorse e dalla riduzione degli sprechi (ad esempio ponendo limiti a diarie, rimborsi o emolumenti). Non può però certo essere il principio ispiratore di una riforma costituzionale. Al legislatore costituzionale chiediamo infatti di rinvigorire la democrazia e non di ridurla per risparmiare.
• …il risparmio in ogni caso sia risibile. La stima di 500 milioni data dal Governo è stata smentita dalla Ragioneria di Stato, che attesta il risparmio certo in appena 49 milioni.
UN SENATO CHE NON SAPPIAMO CHI RAPPRESENTERÀ
• …non sia ammissibile varare una riforma che non permette di sapere chi dovrà rappresentare il nuovo Senato. Gli enti locali? Gli elettori regionali? La riforma lascia in piedi entrambe le ipotesi, dimostrando una preoccupante insipienza costituzionale. Un Senato che non è una Camera delle autonomie e non è nemmeno più un Senato, non può che generare solo confusione.
UN SENATO DI DOPOLAVORISTI
• …il nuovo Senato non sarà né capace né competente a svolgere i compiti affidatigli. Sarà infatti un ente di secondo livello composto da 100 membri suddivisi tra consiglieri regionali (quali?), sindaci (quali?) e nominati dal Presidente della Repubblica. Il 95% dei nuovi Senatori avrà un doppio, quando non triplo incarico, che non permetterà loro di svolgere bene nessuno di essi.
IL PARTITO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
• … il restante 5% di Senatori, nominati direttamente dal Presidente della Repubblica e legati al suo mandato settennale, finisca per alterare in modo inaccettabile la posizione di garante dell’equilibrio costituzionale del Presidente della Repubblica stesso. Il Presidente, che dovrebbe essere arbitro, nominando 5 senatori (che su 100 non sono pochi), esprimerà invece un proprio ‘partitino’, in grado persino di alterare gli equilibri politici del Senato.
LEGGI FATTE PRIMA O LEGGI FATTE MEGLIO?
• … l’Italia non abbia bisogno di più leggi fatte prima, ma di meno leggi fatte meglio. Siamo il paese che legifera di più in Europa e lo fa con una qualità legislativa pessima. Ad esempio, la riforma Fornero è stata approvata in soli 17 giorni. Ma, nella fretta, il legislatore ha dimenticato un’intera categoria di persone, i cosi detti ‘esodati’ che, da un giorno all’altro, si sono trovati senza lavoro, senza stipendio e senza pensione.
• … comunque quello della rapidità della legislazione sia un falso problema. Da uno studio di Openpolis sull’attività della scorsa legislatura, emerge infatti che 301 disegni o progetti di legge su 361 sono stati approvati con appena due letture; dei 60 non approvati in due letture ne troviamo ben 45 che hanno visto la luce dopo tre letture, 12 dopo quattro letture e solamente 3 – lo 0,83% -, sono nati dopo più di 4 letture.
RIFORMA COSTITUZIONALE E ‘ITALICUM’
• … la combinazione tra riforma costituzionale e legge elettorale sia pericolosa. È vero che si vota sulla prima e non sulla seconda, ma saremmo degli sciocchi se pensassimo che siano scollegate. Questa maggioranza le ha pensate insieme (tanto è vero che legge elettorale, approvata prima, riguarda solo la Camera, visto che la riforma, approvata dopo, prevede che il Senato non venga eletto dai cittadini). Il rafforzamento del ruolo del Governo prodotto dalla riforma, combinato con l’enorme compressione della rappresentanza prevista dall’Italicum (che garantisce il 54% dei seggi ad un partito o lista – e non ad una coalizione – che potrebbe non raggiungere al secondo turno il 20-25% dei voti), disegnano un’idea di democrazia distorta, in cui il partito di maggioranza prende tutto (potrà nominare i giudici costituzionali e, con poco sforzo, raggiungere i quorum necessari per la nomina del Presidente della Repubblica e persino per la modifica della Costituzione).
RAPPORTO STATO-REGIONI
• … l’attuale riforma del Titolo V svilisca il ruolo delle Regioni, che – è bene ricordarlo – non sono uffici decentrai dello Stato, ma espressioni di pluralismo territoriale. La riforma toglie loro praticamente ogni competenza legislativa, avocandola allo Stato e riportandoci indietro di oltre 50 anni, riproponendo quell’ottuso e inefficiente centralismo statale che all’Italia ha già cagionato sin troppi danni. Ad esempio, se passasse la riforma, un qualsiasi futuro governo potrebbe imporre alle Regioni – avendo riacquistato la competenza in materia – scelte ambientali impattanti per il territorio o politiche energetiche basate sui combustibili fossili, mentre tante Regioni sono da anni impegnate a promuovere le energie da fonti rinnovabili più adeguate al loro territorio.
Firmatari
Prof. Massimiliano Gregorio, Alfredo Landucci, Gianfranco Morini, Marco Tulli, Gianni Mori, Fausto Tenti, Francesco Romizi, Francesca Barbagli, Annalisa Puleo, Stefano Tartaglia, Graziella Rumer Mori, Gabriele Gatti, Elisabetta Dibenedetto, Simone Cini, Luca Lanzi, Emiliano Cecchini, Enzo Puca, Gino Caneschi, D’Errico Maria e Peppe, Alessandro Mugnai, Bruna Giovannini, Marcello Rossi, Benedetta Ricci, Alessandro Cristalli, Luca Grisolini, Rossella Rispoli, Michele Borgogni, Roberto Gennari, Luciano Vaccaro, Daniele Farsetti, Elena Alberti, Valentina Torri, Nicola Benigni, Rosanna Marini, Vitaliano Fantoni, Marina Pischedda…