Carissimo Dante
Mi voglio rivolgere a te, carissimo Dante,
perché ti trovo in ogni dove.
In questo periodo che segnala la tua dipartita da ben 700 anni,
non si sente parlare di altro.
Perfino le guerre e gli stupri son poca cosa
messe a confronto della tua eccellenza.
Ai tempi della scuola però, gli insegnanti
mi hanno insegnato ad odiarti un pochino.
Ecco, magari proprio ad odiarti no, ma di certo,
non morivo di simpatia nei tuoi confronti,
anche perché ti descrivevano in modo noioso
e mi trovavo sempre a sonnecchiare, quando si parlava di te.
Posso capire che magari io non avessi avuto chissà
quale grande oratore, ma, a parte Beatrice,
secondo me, non hai fatto chissà quante “bollicine”.
Ah, dimenticavo una cosa importante;
non eri propriamente neanche un bell’uomo
e la statua con la tua testa che si trova di fronte al castello di Poppi,
ne è testimone.
Comunque devo ammettere che sei stato un grande
e che in fondo in fondo, ti voglio anche un po’ bene!
A tutti i professori che vogliono “trasmettere” Dante…
vi prego, cercate di non esser noiosi nel raccontarlo!