Il leprotto
Stavo tornando da una serata importante
quando hai attraversato la strada.
Eri piccolo e grigio, le tue orecchie così lunghe
da apparire un po’ buffo.
Ti sei fermato nel bel mezzo di quella striscia
sterrata,
poco più che un sentiero montagnoso,
dove non potrebbero scambiarsi due auto.
I tuoi occhietti neri si sono infilati nei miei
e mi hai chiesto aiuto…
-non venirmi addosso – mi ha detto,
ed eri colmo di paura.
Non so dove fosse tua madre in quel momento,
di certo ti eri allontanato imprudentemente da lei.
Però è stato bello incontrarti,
perché dopo una serata passata fra uomini,
mi hai come colmata di vita,
quella vita che si muove d’intorno,
in quei boschi che ci lasciano respirare aria buona,
col muovere perpetuo delle chiome dei suoi figli alberi.
Ed io leprottino ti ringrazio di quel tuo sguardo birbante
e sappi che ho goduto di te, e ti ho guardato scappare a gambe levate,
spero a raggiungere tu madre.