Eppur la terra va…
Le prime timide viole fanno capolino dalla terra ancora fredda,
un calabrone cerca di costruir la sua tana nel buchino di una persiana
e un piccolo uccellino becchetta per terra dove ieri ho scrollato la tovaglia,
e l’ho fatto per lui.
Una coppia di ghiandaie costruiscano il nido nel più alto dei platani
e i loro colori oggi col sole, appaiono meravigliosi,
cangiando dal verde al più svariato dei blu.
Raccolgono rametti e fili d’erba per poi volare lassù,
dove la forcella dell’albero gli promette di tener salda la loro casa.
Tutto appare perfetto, la terra odora di caldo e i rumori dell’aria
rammentano la primavera.
Eppure non troppo lontano da qui, i rumori altro non sono che tuoni di guerra,
il sole appare ramingo e triste, la distruzione dilaga dovunque
e gli animi della gente sono soppressi ancor più dei corpi.
Anche dentro di me ci sono dei tuoni e sono tuoni di rabbia,
quella dettata dall’impotenza che ti tiene braccata,
in un vortice di avvilimento assoluto.
Anche a questo serve la guerra, serve a farti sentire un’inezia,
un misero ometto che a poco vale,
allora anche tutta questa bellezza diventa a metà
e così altaleni dal bisogno disperato di goderne,
alla colpa sottile che s’insinua dentro di te e che fa da padrona,
perciò ti fermi un attimo e ascolti, e pensi che; eppur la terra va!