Un’anima in due – Stress, microbioma e enteropatie

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Nel mio lavoro capita spesso di osservare cani che hanno delle sintomatologie riguardanti l’apparato digerente diciamo … un po’ disordinate! Questo mi viene confermato anche da moltissimi colleghi. Ho raccolto alcune considerazioni di una mia collaboratrice, la Dr. Rossella Di Palma esperta in Medicina Veterinaria Integrata, che vorrei condividere perché reputo molti importanti per quanto riguarda la prevenzione di queste problematiche (molto comuni nei cani di oggi) ed il relativo benessere generale nel cane. Buona lettura.

Si può parlare di patologie che sono strettamente correlate alla dieta, come per esempio le enteropatie, le patologie delle basse vie urinarie, l’obesità, il diabete di tipo II e di patologie che sono “migliorabili” attraverso la dieta, pensiamo per esempio all’epilessia, all’insufficienza renale, all’ipertiroidismo felino, alle cardiopatie, eccetera.

Detto questo la maggior parte dei miei pazienti (cani) sono enteropatici, seguono a ruota quelli con problemi alle basse vie urinarie. Viene quindi da chiedersi quali siano le cause di questa vera e propria epidemia di problematiche in buona parte imputabili alla dieta.

A mio parere i principali fattori in gioco sono tre:

1) Cibo industriale (e inquinamento ambientale che altera la qualità delle materie prime)

2) Abuso di farmaci (in particolare di antibiotici e antiparassitari)

3) Stress

Iniziamo dal primo punto, l’alimentazione. Non è corretto demonizzare l’alimentazione industriale, ma è corretto sostenere che il cibo secco (crocchette), al di là della composizione, non abbia una struttura fisica naturale. Strutturalmente è “secco” e compatto: non semplicissimo da digerire per un carnivoro quale il gatto, ma anche per un carnivoro adattato, quale il cane. Spero si vada sempre più in direzione della produzione di umidi e semi-umidi di qualità, la cui consistenza è, se non altro, più naturale. Anche con l’umido, tuttavia, ci sono problemi, si pensi al bisfenolo A e altre sostanze, presenti nelle lattine, che sono potenziali interferenti endocrini.

Gli altri due fattori in gioco oltre all’alimentazione sono i farmaci e lo stress.

È ormai noto (esiste una vastissima letteratura) l’impatto degli antibiotici sul microbioma. Possiamo dire altrettanto di alcuni antiparassitari, ma anche di altri farmaci, come gli antinfiammatori non steroidei (FANS) e i gastroprotettori (omeprazolo e affini).

L’impatto dei farmaci sul microbioma è particolarmente forte durante l’età giovanile e questo è vero sia per il cucciolo che per i giovani esseri umani e può determinare cambiamenti profondi, forse irrimediabili, al microbioma.

In linea di massima dobbiamo ricordare che tutto ciò che viene ingerito va a contatto con il microbioma e può determinarne un cambiamento. Questo non deve portaci a rifiutare i farmaci, di per sé, ma ad utilizzarli con buon senso e solo in caso di necessità. Molti proprietari, invece, per un eccesso di apprensione, restano delusi quando il farmaco non viene prescritto.

Quindi abbiamo detto che tra i fattori responsabili dell’epidemia di cani enteropatici ci sono la scorretta alimentazione e l’abuso di farmaci. Questi elementi vanno a modificare (in negativo) il microbioma. Resta il terzo elemento, ovvero lo stress cronico. Lo stress cronico porta con sé l’aumento del cortisolo e l’infiammazione, modifica il microbioma e, indirettamente, anche la barriera intestinale. Passatemi le imprecisioni, ma ho cercato di rinchiudere concetti molto ampi in poche righe.

Andiamo alla radice del problema: molti cani e gatti oggi sono stressatissimi e, in buona parte, questo accade perché proiettiamo su di loro i nostri desideri, il nostro stile di vita e le nostre aspettative.

Pensiamo a cani appartenenti a razze molto intense, che devono “lavorare”, costretti a passare le giornate da soli, chiusi in appartamenti o lasciati in giardino. Pensiamo ai cani del sud alla libertà, costretti ai guinzagli di una rumorosa città del nord. Pensiamo a cani fobici, doloranti, o più semplicemente disinteressati, trascinati nel week end in centri commerciali e ristoranti. Se a noi piace andare in un posto, non è detto che piaccia anche a loro. Pensiamo a gatti costretti a condividere case con tanti altri gatti. Pensiamo, infine, a quegli animali su cui proiettiamo le nostre ansie, insicurezze e il nostro disappunto. Quasi ci aspettassimo da loro una soluzione.

Solleviamo, per quanto possibile, i nostri animali dallo stress. E’ un gesto d’amore.

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