Ciao, Bellu Guaglione
Tempo di ascolto dell’articolo 4’04”
Mercoledì sera tutta una comunità si è stretta intorno al ricordo di Giuseppe Corona, per tutti Beppe. Si è trattato di una camminata che si è protratta nelle vie del centro storico di Soci, paese che non è stato la culla di Beppe, ma che lo ha accolto come un suo figlio, perché alle volte figlio, è colui che vive volentieri tra quelle “braccia”, così, proprio come è stato per lui.
Si vedevano tante lucine caratterizzate da lanternine celesti, muoversi come un mare di lucciole ondeggianti, un mare che si adeguava al camminare della gente, quella stessa gente che noi casentinesi definiamo; “ostica”, compresa me ovviamente.
È vero, non siamo chissà quanto aperti come mentalità anzi, siamo anche un po’ “bigottucci”, è vero anche che ognuno di noi contempla molto il proprio orticello, e via così dicendo, ma che nessuno metta in discussione il cuore casentinese, perché di cuore ne abbiamo da vendere, e anche Beppe lo aveva capito e fatto proprio, tanto che ha abitato queste terre per tanti, tantissimi anni e per scelta.
Beppe si rivolgeva sempre a tutti, scherzava coi bambini ed aveva la stretta di mano bella forte, ogni qualvolta poneva la sua. Ha lavorato gestendo in società le due videoteche che andavano di moda da pazzi ai tempi del videoregistratore, nelle sedi di Soci e di Bibbiena, videoteche che credo di aver supportato non poco perché mio figlio divorava le videocassette della Disney, per cui da Beppe avevo fatto il fatidico “viottolo”.
Era un ragazzo quasi ossequioso quando lo incontravi, di quegli uomini puliti fin dentro l’anima, che, se scendevi in piazza e non ti voltavi, lui ti chiamava. Quest’anno era particolarmente felice perché la sua Napoli si era potata a casa lo scudetto e lui di celeste, aveva dipinto tutto il suo appartamento, compreso i radiatori, ecco perché gli organizzatori di questa camminata-fiaccolata, hanno scelto le lanternine di questo colore, semplicemente per rendergli omaggio ancora una volta.
Lo abbiamo apprezzato quando lavorava all’Alaska Beppe, sempre col suo sorriso e col suo napoletano ancora così stretto, che pareva fosse venuto via da Napoli il giorno prima, ma noi tutti gli volevamo bene anche per questo suo atteggiamento vero, di chi non si nasconde neanche dietro a un dialetto o cerca di camuffare il proprio, e sì che ci sono ragazzi che vanno a studiare a Firenze e dopo tre giorni si sono scordati il casentinese. Ecco, lui non era così!
Mercoledì sera tutto quel “serpentone” luminoso di gente si è poi seduto nelle seggioline trasparenti dell’auditorium “Berrettarossa” di Soci, ed anche lì è stato ricordato questo nostro amico napoletano-casentinese con lettere, aneddoti di vita o semplici ricordi, e anche Don Gianni Marmorini che era in quella sede come uomo ancor prima che come sacerdote, ci ha parlato del forte messaggio di quel sentimento chiamato amicizia, estrapolando dei brani dalla Bibbia ma anche da un libro di Recalcati, perché Beppe si meritava anche questo.
Adesso noi tutti ne siamo rimasti senza, ma questo sarà fino ad un certo punto, perché la gente come Beppe Corona, non è tanto facile da fare andare via, almeno non da dentro di noi. E allora: statte accuorte bedduzzo che accà ce manchi nu sacco!
Un ringraziamento particolare a Brunella Vignali, sua grande amica e prima attivista di questa commovente fiaccolata, che con altre persone si sono adoperate per renderla possibile!