Quel giorno di circa un anno fa mi sono recata a Molin di Bucchio perché avevo visto una trasmissione televisiva che aveva fatto un bel servizio sulla cooperativa “In Quiete”, e, per pura curiosità, sono andata sul posto. Prima di scendere giù per la discesa mi sono fermata a guardare dall’alto la magia di cui quel luogo è saturo, ma oggi, dopo la lunga intervista che ho fatto ad Andrea Gambassini, ho capito che la magia sta in coloro che hanno creduto in questo progetto a dir poco affascinante e che rende la nostra vallata ricca di contenerlo nel proprio territorio.
Cooperativa In Quiete. Che cosa siete? Che cosa offrite?
-Siamo un progetto di vita che raccoglie i nostri desideri nella quotidianità. “In Quiete” raccoglie la professionalità e l’amicizia di tre giovani nati in Casentino e innamorati di questo nostro territorio. Sostanzialmente abbiamo visto in “In Quiete” la possibilità di far emergere la nostra azienda, unendo l’amore per l’acquacoltura e per i pesci, alla professionalità in ambito naturalistico, essendo tutti e tre, guide ambientali.
Siamo sostanzialmente un contenitore di idee, abbiamo un impianto che è dedicato in parte alla produzione di specie di alta qualità alimentare, rivolto a privati e ristoranti, parte dell’impianto invece è dedicato esclusivamente alla conservazione della biodiversità, che portiamo avanti con gli enti, perché la conservazione si finanzia soltanto con gli enti pubblici per ciò che riguarda i ripopolamenti di specie.
Nell’ambito escursionistico invece siamo stati i primi ad offrire più servizi per ogni weekend dell’anno, accompagnando migliaia di persone a visitare le nostre foreste, le nostre montagne casentinesi, i nostri eremi e la smisurata bellezza dei nostri luoghi. Offriamo servizi montani che convogliano l’ecoturismo alla produzione sostenibile di alta qualità.
Ho fatto una ricerca e mi sono accorta che molte trasmissioni televisive vi tengano parecchio in considerazione. Cosa ne pensate?
-Sicuramente ci fa molto piacere. Ormai sono dieci anni che lavoriamo a Molin di Bucchio nel comune di Pratovecchio – Stia e soltanto da due, utilizziamo le vasche. In tutto questo tempo il progetto ha avuto modo di farsi conoscere, abbiamo fatto girare le informazioni, e le reti televisive ci hanno preso d’assalto facendoci grande pubblicità gratuita e questo ci ha dato tanta soddisfazione.
Quello dell’acquacoltura è stato un grande investimento e negli ultimi mesi sta dando i suoi primi risultati, per cui mi sento di dire grazie anche a tutte le reti televisive che ci hanno fatto visita riportando nelle loro trasmissioni la nostra realtà. Questo nostro progetto ha ricevuto tanta gloria, ma la nostra forza, in un momento di start up di acquacoltura, è stato compensare, dando risalto ai nostri servizi eco turistici.
Che cosa necessita per portare avanti un progetto importante come il vostro?
-Necessita tanto coraggio perché siamo partiti senza niente. Fortunatamente abbiamo avuto il sostegno delle nostre famiglie che hanno creduto in noi, ma i sacrifici sono davvero tanti. Lavoriamo tante ore al giorno, talvolta anche la notte, sacrificando il tempo da dedicare alle nostre famiglie, alle nostre persone care e alla nostra vita personale. Veniamo totalmente assorbiti da un lavoro a dir poco impegnativo e faticoso, sia a livello fisico che a livello mentale. Fortunatamente siamo ripagati dal luogo, dall’aria meravigliosa che respiriamo ogni giorno, e da quello che l’occhio del cuore incanala all’interno di sé, stando giornate intere in un posto così straordinario.
Siete in tre, ognuno ha il suo ruolo, o ognuno può svolgere il ruolo di tutti?
-Fin dalla partenza dell’azienda, ognuno ha il suo ruolo ben definito, non potrebbe funzionare altrimenti. Io mi occupo sia dell’acquacoltura, per cui sono operaio agricolo, sia dell’ambito trekking, ma il mio ruolo principale in azienda è quello di ideare le iniziative, sia per quanto riguarda l’acquacoltura che per l’escursionismo. Creo circa centocinquanta eventi l’anno, infatti il mio lavoro si traduce nello scrivere eventi, fare le locandine e gestire i social e il nostro sito internet, diciamo che sono responsabile della promozione.
Il ruolo principale di Alessandro è di essere responsabile dell’acquacoltura, ma anche lui svolge servizi di guida. Sara invece è la presidentessa e tiene le fila del bilancio. Il suo ruolo, oltre ad essere guida anche lei, è principalmente contabile, ed è lei che svolge un ruolo di mediazione che è fondamentale nell’azienda. Sostanzialmente io e Alessandro siamo i fantasiosi mentre lei ci tiene a bada.
Come vi è venuto in mente di restaurare le vasche? Vivete lì?
-No, non abitiamo lì. Vi abbiamo il nostro studio e le nostre comodità per ogni evenienza, ma ognuno ha la sua abitazione altrove.
Le vasche a Molin di Bucchio erano abbandonate da cinquant’anni e i proprietari di allora, persone tra l’altro, meravigliose, si sono fidati di noi che dopo cinque anni le abbiamo rilevate. Il tutto è partito dall’amore che io e Alessandro e Sara, nutriamo da sempre, nei confronti della natura e della biodiversità. Ci piace osservarla, studiarla, raccontarla, e un giorno, mentre io e Alessandro stavamo pescando, ci chiedemmo se questa nostra passione sarebbe potuta diventare un lavoro, e ci siamo buttati, e adesso stiamo mettendo una sorta di cornice al quadro più bello che è quello della natura che amiamo.
Il progetto dell’acquacoltura lo abbiamo pagato con tanti sacrifici e in più, abbiamo vinto un bando europeo che ci ha aiutato non poco. L’amore per il nostro territorio ci ha fatto capire la potenzialità di lavoro che c’è in questi luoghi, se solo ci fermassimo a guardare.
In definitiva cosa vendete?
-Come ti dicevo in una domanda precedente, il pesce che vendiamo è di alta qualità alimentare, e utile all’importanza dei ripopolamenti per ciò che riguarda il ramo agricolo, peraltro siamo i primi al mondo ad aver riprodotto il “barbo Tiberino”, cosa assolutamente essenziale per le specie a rischio d’estinzione.
Per il ramo turistico invece vendiamo esperienze nella natura per intere famiglie ma anche per singoli, facendoli immergere anima e corpo in quel qualcosa di magico che rappresentano le nostre montagne e le nostre foreste, in tutti i periodi dell’anno. Facciamo vivere la montagna con tutti gli occhi dei sensi, e ci piacerebbe avere un’occhiata più attenta dalle istituzioni, che raccontano l’importanza di tenere i giovani a lavorare nel proprio territorio, ma, molto spesso preferiscono voltare la testa. Questo è un vero peccato perché ciò che abbiamo da offrire riguarda anche loro.
Io comunque rifarei tutto daccapo, perché quando sono in quel luogo e il gorgoglio dell’acqua delle vasche mi racconta la sua storia, e si miscela con quello dell’Arno, mi sento bene con me stesso e divento un tutt’uno con quell’aria fina e allo stesso tempo spessa che mi inebria la testa e tutto il mio essere, e chi viene lì, garantisco che non vorrebbe mai tornarsene via!
Come vi dicevo pocanzi, la magia che avvertivo in quel giorno, ancor prima di scendere nel piccolo borgo, era tanta davvero, poi, una volta sul posto, non avrei più voluto andar via, e sentir raccontare da questo giovane uomo del loro progetto, mi rende orgogliosa dell’essere casentinese in sé, perché se Andrea lo rappresenta, allora vuol dire che ho ragione ad esserne orgogliosa.
Butto là un’idea forse banale, ma senza togliere nulla al nostro buon Garibaldi, sarebbe altrettanto istruttivo accompagnare le nostre scolaresche a Molin di Bucchio, perché vi ci incontrerebbero un gran bel pezzo di storia, che sarebbe la loro, oltre che ad imparare l’importanza della biodiversità e della conservazione.
Grazie di cuore Andrea, tornerò presto a trovarvi perché voglio saperne di più!