Voci dal Casentino: “La casa di riposo Santa Maria Goretti a Bibbiena”

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La casa di riposo Santa Maria Goretti a Bibbiena

Una manciata di suore, 10 operatori e tanto, tanto amore

 

Quando mi si è spalancato l’enorme portone di via Berni, mi sono sentita inondare dalla luce, quella che proveniva dalla resede che si trova nel retro di questo antichissimo palazzo, che grazie ad una donazione, è custode di una importante casa di riposo per anziani, da anni esistente nel cuore vecchio della nostra Bibbiena.

Ci siamo seduti nella grande stanza al piano terreno e mentre percorrevamo il corridoio per raggiungerla, mi rendevo conto della lucidità del pavimento e mi veniva da sorridere perché questo è un particolare che non fa più sfoggio di sé negli ultimi anni, e lo trovo davvero un peccato.

Sono entrata con un’operatrice che lavora in questa realtà, peraltro colei che mi ha contattato al fine di far conoscere questo qualcosa che funziona davvero, e con Dimitri Milleri, che negli ultimi tempi porta la sua musicalità e la sua freschezza giocosa e intraprendente, agli ospiti della struttura. Mi sono resa subito conto di quanto questo giovane sia ambito dai nonni e anche dalle cinque suore che donano la loro sapienza, anche infermieristica a questa realtà che ha il sapore della cura.

Ci ha accolti Suor Regina, amichevolmente chiamata Suor Regi, che è responsabile della casa di riposo in questione dal lontano 2007 e che, si capisce subito agire muovendosi col cuore, (altrimenti, come dice lei), non potrebbe essere possibile.

La casa di riposo dedicata a Santa Maria Goretti ha al suo attivo ben nove dipendenti più un fisioterapista, e ognuno di loro ha un ruolo preciso, ma per tutti resta fondamentale muoversi con passione, con quella voglia di dare che se mancasse, questo lavoro risulterebbe schiacciante, soprattutto a livello morale. C’è da dire che la realtà lavorativa di queste persone è studiata affinché non siano mai sottoposti ad orari stressanti, in quanto lavorano a quattro ore alla volta, ma soprattutto non fanno orari notturni, alle nottate pensano le cinque suore che vivono all’interno della stessa.

Gli ospiti sono venticinque, ma qui esiste anche una piccola casa famiglia che contiene tre posti letto e che accoglie persone meno fortunate di altre.

Al mattino la sveglia si fa sentire presto perché con gli anziani le cose da fare sono davvero tante e quindi arrivano gli operatori di turno e con loro le prime mansioni mattutine. Loro arrivano e si prendono cura dei nonni, e a rotazione fanno il bagno ad alcuni di loro, che ovviamente e soprattutto d’inverno, questo non è previsto tutti i giorni per ognuno. Dopo viene servita la colazione nel salone, che fanno tutti insieme per rispettare il bisogno di ritrovarsi che hanno, in quanto ognuno ha la sua camera con bagno personale interno ad essa, per cui al mattino c’è il grande ritrovo dopo le ore notturne passate singolarmente. Successivamente vengono lasciati rilassare un pochino tutti insieme, e poi uno ad uno vengono accompagnati in bagno, un po’ per bisogno ma anche per interrompere la staticità che non deve mai regnare. Dopo di ché vengono riaccompagnati in salone dove recitano il rosario cantando, perché una delle cinque suore ha preso dimestichezza con la chitarra e loro ne sono tutti davvero contenti, o quantomeno la musica spezza silenzi talvolta troppo silenziosi.

Più tardi c’è l’ora del pranzo servito categoricamente nel refettorio perché far vivere loro tutta quanta la casa con le sue stanze, li fa sentire in una grande famiglia e non in una sorta di ospedale. In oltre, alla casa di riposo di Bibbiena, capita a volte di sentir suonare il campanello all’ora dei pasti, e a questi avventori non viene certo negato un piatto caldo, anche se avviene la necessità di doverlo rifare.

Al pomeriggio si contempla un’oretta di animazione che spazia dal canto, alle piccole cose da fare manualmente, e a tutto ciò che li possa mantenere attivi il più possibile, fino a che arriva l’ora del riposo pomeridiano e quindi quella del the, che li accomuna e li vede ancora insieme, perché ognuno di loro prende come grande punto di riferimento, taluno o tal altro.

Verso sera si serve la cena che sarà più leggera e indicata per la loro età e perché possano riposare in maniera migliore, e insieme all’ora di cena arrivano due operatrici che preparano i nonni ad affrontare la notte, con ciò che prevede tutto il loro fabbisogno, in oltre al sabato possono assistere alla messa, visto che hanno una chiesetta all’interno del palazzo in questione.

Che dire quindi, questa realtà funziona e funziona particolarmente bene grazie alla tenacia di Suor Regina e alle altre quattro suore che l’affiancano egregiamente e che sono rispettivamente: Suor Soyce, Suor Elisabetta, Suor Roselit e Suor Jincy, che fanno parte della Fondazione; “Figlie di San Francesco di Sales”, e Suor Regina che è la responsabile e che porta avanti questa immensa realtà con una tenacia e un amore che la fanno sentire una donna assolutamente realizzata, è sempre ben determinata ad apportare migliorie a tutto il sistema, perché consapevole del fatto che tutto può sempre esser fatto in maniera più idonea, più studiata al fine di un andamento sempre più consono.

-Quest’anno – mi dice Regina – abbiamo fatto anche il concerto di “fine scuola” ed è stato bellissimo perché i nonni si sono fatti belli e messi in mostra, abbiamo fatto un grande buffet con tutti i parenti ed è stata una festa bellissima… come si fa a non sentirsi realizzati? –

Poi c’è L’operatrice che mi ha contattato, così come ci sono altre persone che come lei si prendono cura di questi anziani che sono gli anziani di tutti, e a guardarla mi rendo conto di quanto sia inutile far passare questo lavoro come un lavoro qualunque, semplicemente perché non lo è, e lei col suo raccontare mi fa intravedere di quanto conti esser speciali e predisposti, ma soprattutto, ben rivolti al sociale.  

E poi ancora c’è Dimitri che porta la sua musicalità all’interno di questa casa di riposo e che lo fa con la consapevolezza di fare qualcosa con persone infragilite dall’età, per cui ci mette grande attenzione e con la profondità del suo essere, propone loro musiche popolari perché forse è proprio di loro che rimane qualche residuo in fondo al corridoio del nulla, e lo fa in punta di piedi Dimitri, rispettando così il momento dei nonni, la loro stanchezza e la loro energia.

Insomma, gli ingredienti ci sono tutti per contemplare il fatto che questa struttura funzioni e funzioni davvero, nonostante si pensi che una casa di riposo abbia necessariamente il sapore della “fine”.

Non posso negare che stare qui dentro un paio di ore sia stato chissà quale “spasso”, direi una bugia, ma qualcosa di buono l’ho avvertita: il rispetto, la pulizia, la cura, ma soprattutto la voglia di darsi!  

Grazie

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Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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