La pittura, questa grandissima forma espressiva
Un gran bell’incontro quello con Mario Bettazzi… Sono tante le volte che questa mia valle mi ha sorpreso, per la sua infinita bellezza e per quanto sia culla di personaggi straordinari, e la mia rubrica “voci dal Casentino”, ne è testimone perché ha dato voce a tante persone che hanno innata dentro sé, “la febbre dell’arte”. L’arte richiama i suoi figli, facendoli esprimere in tantissime sfaccettature di sé, e Mario Bettazzi di Poppi, è l’artista di cui voglio narrarvi questa volta, lui che si esprime magicamente con la pittura. La passione di Mario affonda le sue radici già nella prima fanciullezza, pur non avendo nella sua famiglia, nessuno che avesse coltivato questa passione, e già all’età di otto anni, disegnava con matite e pastelli a cera. Fu un giovane maestro a mettere gli occhi sui suoi disegni e a consigliargli i colori ad olio, materiale di cui Mario non conosceva neanche l’esistenza, ma si precipitò lo stesso nella bottega di cartoleria che era a Poppi in quel tempo, e ne comprò qualche tubetto, poi, dietro le dritte dello stesso maestro, cominciò a dipingere su carta da disegno prima, poi su cartoncino telato, su fogli di compensato, fino a sperimentare le tele. Era tanta la gioia che Mario provava dipingendo, infatti la gran parte del suo tempo libero, lo impiegava cercando sui libri immagini di opere d’arte famose da riportare su tela. Sorride quando mi racconta che un giorno suo padre lo accompagnò in uno storico negozio di Firenze, si trattava di una bottega di “Belle Arti”, un vero paradiso per lui. Fu in quell’occasione che il padre gli comprò il suo primo cavalletto da campagna, che naturalmente conserva ancora e che ancora gli trasmette la straordinarietà del tempo che vide il suo inizio da Pittore. Era come se con quel cavalletto Mario avesse ricevuto una sorta di là, e così cominciò a dipingere paesaggi, più varietà del castello di Poppi, nature morte e figure in genere, fino ad arrivare anche a realizzare piccole commissioni, il cui ricavato serviva all’acquisto di altri materiali, oltre che ad una grande soddisfazione personale. Decise di frequentare l’Istituto Statale d’arte di Arezzo, conseguendo il diploma di maturità d’arte Applicata. Questa esperienza gli aveva fatto conoscere anche l’arte dell’oreficeria e quindi, la conoscenza dei metalli, esperienza questa, che più avanti gli sarebbe risultata utile ai suoi progetti. Appena gli era possibile Mario si recava presso i musei e le gallerie d’arte statali e private, fino a che lui stesso cominciò ad esporre in collettive, rassegne e manifestazioni Nazionali ed Internazionali, traendo sempre più tenacia e convinzione su ciò che voleva imprimere su tela. Importante fu per Mario l’incontro con Giacomo Giovannetti, studioso ed appassionato d’arte, letteratura e antiquariato, nonché direttore del centro studi galleria; Andrea Del Sarto di Firenze. Fu questa conoscenza a convincere Bettazzi a mostrargli alcune delle sue opere. Giovannetti lo trovò molto bravo nel disegno, ma gli fece capire l’importanza di cercare una sua identità, un qualcosa di personale e identificabile, una sua unicità, e mosso dai consigli di colui che successivamente sarebbe diventato anche suo amico, Mario riprese alcuni bozzetti cercando di rielaborarli al fine di trovare un suo stile, qualcosa di unico che gli appartenesse, e così ne realizzò una quindicina, pezzi che quando presentò all’amico, quest’ultimo li trovò assolutamente personali e finalmente riconoscibili. Fu in quella circostanza che gli propose la sua prima mostra, mostra che venne allestita nelle scuderie del castello di Poppi. Quella è stata la sua prima “personale”, qualcosa che ha dato il via alla sua mano sottile e attenta e che gli ha fatto continuare e credere nella sua attività artistica. Cominciò quindi ad esporre in Italia e all’estero, ricevendo grossi riconoscimenti e grandissima soddisfazione. Non racconterò le location che hanno tenuto ospiti i dipinti di Mario, altrimenti ci vorrebbe un articolo solo per citarne i nomi, ma queste opere si trovano in collezioni private e pubbliche di mezzo mondo, credetemi. Mario Bettazzi, da metà anni settanta, fino agli anni novanta, ha frequentato lo studio dell’artista Franco Cardinali, ed è stato in quegli anni che ha acquisito una grande manualità e conoscenza nel campo della ceramica artistica, e, proprio questa esperienza gli ha dato l’opportunità di insegnare pittura e ceramica presso i centri diurni di socializzazione del Casentino; “Pesciolino rosso” e “Tangram”, dove Mario si è potuto arricchire artisticamente ma soprattutto umanamente, perché lavorare con persone diversamente abili, ti forma fin dentro l’anima. Mario con la sua arte ha toccato luoghi di ogni parte, ed è stato dichiarato dalla critica; “il pittore delle sensazioni”, perché la sua pittura si rivolge soprattutto alle sensazioni, ancor prima che agli occhi. La sua pittura non è immediata anzi, richiede uno sforzo di lettura e interpretazione, è un mondo altalenante tra ricordi, emozioni e sogni, un mondo che ormai serve al nostro artista Poppese, come l’aria che respira, sì, perché per Mario la pittura è ormai diventata un’esigenza, così come per me è stata un’esigenza ascoltarlo ed impararlo. Grazie Mario