Voci dal Casentino: Paolo, quando l’amore per la bicicletta allarga gli orizzonti

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Intervista a Paolo Legnaioli, un uomo che sente il bisogno di dare un messaggio preciso. Paolo Legnaioli, soprannominato “La scopa pentita”.

È arrivato così Paolo: bicicletta, bandana, scarpe chiodate da bicicletta, e zaino in spalla. Il suo però, non è uno zaino qualunque, ma uno di quelli che possono contenere un marchingegno che serve a tramutare l’aria in ossigeno, sì perché Paolo Legnaioli, classe 1953, necessita della bombola di ossigeno per andare avanti, e lui credetemi, non tergiversa assolutamente, non cerca scuse e nemmeno si arrampica sugli specchi, anzi, è guardandomi dritto negli occhi che ammette che sia stato il fumo a portarlo a questo punto.

La sua storia è pregna di dolore ma anche di grande consapevolezza. Paolo è stato un fumatore accanito da sempre, cominciando a fumare da appena adolescente, fino ad arrivare a ben settanta sigarette al giorno. Non è difficile immaginare cosa tutto ciò gli possa aver procurato, e lui non fa nessuna fatica a raccontarcelo, anzi, i suoi occhi brillano di emozione, quando mi narra le sue vicissitudini.

-Nel 2008 ho avuto i primi episodi di sanguinamento, mi sono accorto di perdere sangue dalla bocca, mentre facevo la doccia, perché sul fondo ve ne rimaneva qualche residuo. Ricordo l’allarme di mia moglie, e soprattutto di mia figlia, che, essendo infermiera, aveva capito che si poteva trattare di qualcosa di serio. Mi trovarono una “polmonite bilaterale a farfalla” che tenevo e tengo sotto controllo col cortisone. Solo così potevo continuare a lavorare e a far calcio, mia grande passione di allora.

Medici su medici nel tempo, mi hanno rivoltato come un calzino, senza capirci neanche troppo, ma quando mi arrivò la diagnosi, seppi che si trattava di B.P.C.O, ovvero; Bronco Patia, Cronica Ostruttiva. E io che avevo pensato fosse il “fiato da rompere”, come si dice in gergo. È stato per questo motivo, che la bicicletta ha sostituito il pallone, perché la bicicletta poteva essere assistita, e io, ormai, avevo bisogno di assistenza.

Questa malattia purtroppo non è curabile, anche se si può tenere sotto controllo. Ce ne sono di più tipologie, e la forma di cui sono affetto io, è ritenuta ancora lieve rispetto ad altre. Praticamente i bronchi non riescono più a scambiare l’ossigeno con i polmoni, così, il sanguinamento può avvenire in qualsiasi momento della giornata, ed è proprio quando avviene il sanguinamento che prendo il cortisone, in questo modo smetto di sanguinare, entro pochi minuti.

Purtroppo, come ti stavo dicendo pocanzi, sono stato un accanito fumatore, ma poi, una sera, guardando un servizio alla televisione, ho praticamente buttato via le sigarette, e, proprio in quel frangente, mia moglie mi è stata di grande aiuto, perché per essere solidale con la mia scelta, ha smesso di fumare anche lei.

In quel periodo ammetto di essere stato il peggior marito e il peggior padre, e oggi ho il rammarico che, nonostante il mio stato, mia figlia abbia iniziato a fumare. lei fuma quelle sigarette con la macchinetta, comunque fuma, e a me dispiace davvero molto.

Ho dato così tanto al fumo che sento di avergli dato la vita, ho ben due stent al cuore, ed è stato per caso che mi hanno trovato due arterie occluse DICHIARATAMENTE dal fumo. Al fumo maledetto, ho dato la mia pelle, i miei denti, la mia salute e credetemi, non ne vale assolutamente la pena.

Ricordo quando quella volta sono caduto di bicicletta e sono dovuto star fermo tre mesi, perché mi ero rotto un braccio, in quell’occasione mi è venuto persino un decubito nel fondo schiena, ed è stato allora che il dottore di Careggi mi fece la spirometria, e decise quindi di farmi l’emogas. Me lo fece per ben tre volte, con ossigeno di quattro litri al minuto.

Devo dire che la A.S.L di Arezzo mi procurò subito la bombola di ossigeno utile al mio fabbisogno, con tanto di “stroller”, il carrettino per poterla trasportare. In seguito, visto che era troppo pesante, la regione Toscana mi ha dato, in comodato d’uso, il “concentratore” di ossigeno, che prende l’aria e la trasforma in ossigeno, appunto. Purtroppo quando sono sotto sforzo, ho pochissima saturazione, per cui ne ho grande necessità.

La mia vita era assolutamente soggiogata dal fumo, tanto che, quando lavoravo in Ungheria e mi facevo ben tredici ore di macchina, non contavo i chilometri che erano circa 1236 ma le sigarette, che erano circa due pacchetti.

Oggi ritengo la bicicletta, colei che mi salva; metto la mia macchinetta dell’ossigeno dentro allo zaino, lo sistemo sulla schiena e via! A dir la verità, non ho mai incontrato un altro ciclista come me, per questo mi sento di dare un messaggio forte, che è; mollare mai, lottare sempre. E, a proposito di questo mio “motto”, vi dico, anzi vi urlo, di non cominciare a fumare. Il fumo ragazzi, vi porta via la vita, e come è vero che si muore una sola volta, è altrettanto vero che si vive una volta sola. Senza contare che nella vita abbiamo a fianco le persone che amiamo e che sono costrette a starci a guardare mentre ci uccidiamo, con quel cilindretto di appena dieci centimetri.

Io so bene che morirò di questo mio male, proprio per questo voglio dire a coloro che si comportano come mi comportavo io, di non farlo. La vita è bella e io me la trascino dietro dentro ad uno zaino, che alle volte mi risulta davvero tanto pesante, e voi sapete bene di quale pesantezza io stia parlando.

Tengo alla vita e cerco di darle colore, m’invento la naturalità di essa, montando in sella alla mia compagna di viaggio, unico sport che mi consente di avere un aiuto, ma così non dovrebbe essere, e di questo purtroppo, posso ringraziare soltanto me stesso! –

Paolo Legnaioli è rimontato sulla sua bicicletta, naturalmente assistita per quando il fiato arriva corto, si è messo i suoi tubicini nel naso e il suo zaino verde contenente l’ossigeno in spalla, e poi via, a cercare un po’ di normalità. Ma di normale non c’è niente in questa faccenda, perché lui è COSTRETTO a viaggiare per sempre con quel suo zaino che rappresenta un salvavita per lui, e tutto questo semplicemente per avere fumato, forse un po’ troppo.

Domenica scorsa un concorrente della Gran Fondo di Poppi, ha dato un nuovo appellativo a Paolo, ovvero “la scopa pentita”, in verità la scopa è quel ciclista che sta in fondo al gruppo e si assicura che chi lo precede, non abbia bisogno di nulla, un ruolo di grande prestigio direi…

Quindi, grazie Paolo del forte messaggio che ci hai dato, mettendoci la faccia, ma, per quanto mi riguarda, caro “scopa pentita”, tu al tuo gruppo di ciclisti, stai in cima!

Paolo Legnaioli

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Marina Martinelli
Marina Martinelli nasce nel 1964 e “arranca” tutta la vita alla ricerca della serenità, quel qualcosa che le è stata preclusa molto spesso. La scrittura è per lei una sorta di “stanza” dove si rinchiude volentieri immergendosi in mondi sconosciuti e talvolta leggiadri. Lavora come parrucchiera a Poppi e gestisce il suo salone con una socia. E' madre di due figli che sono per lei il nettare della vita e scrive, scrive ormai da molti anni anche per un Magazine tutto casentinese che si chiama “Casentino Più”. È riuscita a diventare giornalista pubblicista grazie proprio al giornale per cui scrive e questo ha rappresentato per lei un grande traguardo. Al suo attivo ha ben sette libri che sono: “Le brevi novelle della Marina", “L’uomo alla finestra”, “Occhi cattivi”, “Respira la felicità”, “Un filo di perle”, “La sacralità del velo”, “Le mie guerriere, quel bastardo di tumore al seno”. Attualmente sta portando avanti ben due romanzi ed è felice! È sposata con Claudio, uomo dall’eterna pazienza.

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