Una donna che ha saputo “impiegare” i giorni proibiti, gustandosi quello che ha.
“Voci dal Casentino” è una rubrica che accoglie lo sfogo di tante persone, o comunque, dà loro la possibilità di raccontare di sé; del suo lavoro, o magari, del periodo che sta attraversando. Talvolta si sfogano queste persone, e quasi sempre, si lasciano andare. Questo è proprio quello che è successo ad Elena Salvi, la quale, rispondendo alle domande riguardanti la sua pasticceria – gelateria Edi, articolo che è uscito proprio in questi giorni, è “inciampata” nella domanda del “raccontarsi a ruota libera”. Ed eccoci qua, col lasciarsi andare di Elena.
-Il Lockdown passato, e la zona rossa dei giorni scorsi, hanno rappresentato per la mia famiglia una grande occasione. Quelli, sono stati giorni in cui ci siamo fermati a riflettere, a meditare sui molti aspetti della nostra vita lavorativa e familiare, ma soprattutto, abbiamo riflettuto sulla nostra parte umana.
Ad un certo punto ci siamo chiesti che cosa potevamo imparare da questa esperienza, Come potevamo trasformare in positivo il tempo, che purtroppo il Corona Virus ci ha inesorabilmente messo a disposizione. Devo ammettere che Il silenzio ci è stato di grande aiuto per trovare le risposte, nel silenzio abbiamo potuto ascoltare la nostra voce interna, quella stessa, che proviene direttamente dal cuore.
I nostri bambini Gianmarco e Tommaso, sono stati la chiave che ci ha fatto aprire alla creatività e alla bellezza, loro ci hanno fatto addirittura inventare quel qualcosa di importante, a cui abbiamo dato anche un nome: “il COLORA-VIRUS”! Così, ci siamo sentiti uniti in famiglia, e non ci mancava niente in quei giorni. È vero, si era fermato il lavoro del bar, cosa gravissima per chi vive di questo, ma al suo posto era iniziata la vita familiare. Sono state 24 ore su 24 di vita vissuta intensamente, dove ci siamo rilassati, divertiti, consolati e amati, giorni in cui abbiamo colorato pareti, mobili, quadri, dove abbiamo dato un volto nuovo alla nostra casa, e tutto questo paradossalmente, ci ha regalato una ventata d’aria fresca.
Collaborare tutti insieme noi quattro, è stato bellissimo. Ognuno di noi era libero di esprimersi a proprio piacimento, poteva dire la sua, e contava il pensiero di tutti.
La nostra abitazione si trova proprio sopra alla gelateria Edi, di Bibbiena Stazione e la scala interna ci permetteva comunque, di vivere dei bei momenti dentro al bar, che non ci è mai apparso triste o vuoto, anzi: ci preparavamo la pasta fatta in casa, ottime tagliatelle, tortelli di patate e sughetti squisiti, paragonabili al sapore dell’entusiasmo dei nostri bambini.
Sostanzialmente questo “STOP” imposto dalla Pandemia, ci ha permesso di fare un bilancio profondo, ci ha fatto comprendere quanto fosse importante per noi e per i nostri collaboratori, il nostro lavoro. Abbiamo purtroppo dovuto quantificare la perdita in danaro dei tre mesi di chiusura, raddoppiata peraltro, dai due esercizi, ma ci siamo resi conto che il vero bilancio, è quello che incide nei nostri cuori e nell’educazione di tutta la nostra famiglia, ed è stato un bilancio assolutamente positivo, perché ne siamo usciti più ricchi.
La vita è piena di tante cose che aspettano di esser vissute: la vicinanza, i baci, le risate vengono spesso dati per scontati, e non dovrebbe essere così, perché il lavoro è indispensabile e va assolutamente onorato, ma altrettanto la vita in generale, e soprattutto quella familiare, se ci sono dei bambini, ancora di più.
Il nostro “Logo” creato ben undici anni fa, in occasione del 60° anno di attività, altro non è che un cuore che custodisce e onora il profilo bellissimo e signorile di Edi Amorosi, madre di mio marito e nonna dei miei figli. Il “Claim” è lo slogan della Qualità, della Passione e della Tradizione, e nei giorni del Lockdown, abbiamo analizzato questi tre sostantivi, da un punto di vista profondo e più consapevole.
Il termine “Qualità”, era stato scelto a rinforzo delle materie prime che usiamo per elaborare i nostri prodotti, materie, a cui oggi diamo anche un altro significato, ovvero, il valore che ha “la qualità del tempo”, quel tempo che passiamo al lavoro, o il tempo che resta oltre il lavoro, la qualità sostanziale di ogni momento della nostra vita. Noi, di fronte al quesito che spesso tutti ci poniamo, che è quello di: “vivere per lavorare o lavorare per vivere”, abbiamo scelto, categoricamente il secondo.
Il termine “Passione” invece, era stato scelto per il contesto lavorativo, e ad oggi siamo consapevoli che anche la passione è un ingrediente necessario al lavoro, ma anche alla vita stessa. Essere innamorati di ogni cosa che ci circonda, fa la differenza in noi e per noi. In più, innamorarci ogni giorno delle piccole cose, è un obiettivo fondamentale.
Per ultimo, ma non ultimo, il termine “Tradizione” è stato scelto per imprimere, ringraziare e tramandare una realtà familiare, nata ben 71 anni fa.
Nei giorni di marzo 2020, ricorreva i 70° anno di attività, e avevamo già preventivato il rinnovo dell’arredamento del locale di Bibbiena Stazione. Abbiamo riflettuto non poco sul fatto di investire o meno in un periodo così particolare, ma poi abbiamo deciso di procedere al rinnovamento, spinti dal flusso positivo di una “pulizia generale” che ci sentivamo di fare, fin da dentro al nostro cuore. Con questo rinnovamento abbiamo come soffiato sulla Tradizione, che ha respirato, la rinascita del “locale – madre”, il quale ha potuto finalmente vestirsi di nuovo, di bianco e di luce, lo stesso vestito che ci sentivamo addosso noi in quei momenti.
Su questa onda di unione siamo riusciti a superare attimi di sconforto, ci siamo nutriti e rafforzati di noi, per restare in piedi e continuare a camminare nell’unione, nella collaborazione e nella speranza. Ci siamo emozionati a portare il gelato, le torte, e le uova di cioccolata a casa dei nostri clienti, dove i sorrisi fuoriuscivano dagli occhi e non dalle bocche. Abbiamo, in questo tempo capito che la vita è un qualcosa di meraviglioso e che va vissuta ogni giorno in coscienza, gioia e gratitudine. –
Queste sono le parole di Elena Salvi, parole che ha tirato fuori alla domanda: ”raccontati a ruota libera”, e che ha fatto come un fiume in piena. Credo che dentro a queste parole ci si possa trovare un mondo, un pezzetto di vita che la Pandemia ha cercato di inzozzare, ma che l’amore e la spiritualità di questa madre, ha saputo tenere ben alla larga, proteggendo i suoi tre uomini e sé stessa da un periodo doloroso, reso comunque bello da tanta pulizia interiore.
È stato bello ascoltare il rumore del tuo fiume in piena Elena, grazie.